di Boofa e Oltredonna
Lo scorso 10 aprile, a Lucca, si è tenuto il vertice dei ministri degli esteri dei paesi del G7. Contemporaneamente, nella stessa città,
viene organizzato un corteo di contestazione che vede partecipare una grossa fetta della Toscana militante, nonostante la manifestazione fosse stata vietata: numerose città toscane confluiscono a Lucca per dimostrare il proprio dissenso contro una realtà che esiste e si alimenta grazie alla guerra, allo sfruttamento,
alla devastazione dei territori. Ma si sa che Lucca è una città storicamente impenetrabile e la sua scelta non è casuale, un po’ come quella di Taormina.
La stazione è il punto d’incontro di gran parte del corteo, piazza Don Baroni il punto di partenza vero e proprio, ma per raggiungerla bisogna circumnavigare le mura in senso antiorario, passando fuori dalla città: a sovrastare le mura giornalisti, abitanti e social users compulsivi, tutte/i pronte/i a commentare – ognun@ a suo modo e rigorosamente a debita distanza – quel che succede davanti a loro; dietro di loro, invece, una città blindata e desertificata per l’evento.
Nonostante il tentativo di intimorirci già alla partenza nelle diverse stazioni ferroviarie con controlli preventivi, addirittura tramite
perquisizioni corporali, le realtà delle diverse città toscane si incontrano con la realtà lucchese in Piazza Don Baroni intorno alle 16.30, facendo partire il corteo lungo la circonvallazione.
Salta subito agli occhi l’imponente dispositivo repressivo messo in campo: fuori dalle mura il passaggio a ovest è completamente
impedito da sbirri, carabinieri e camionette, ogni ingresso alla città è blindato da sbirri e camionette, ancora sbirri e carabinieri in assetto antisommossa alla testa, alla coda e ai lati del corteo: si percepisce il clima di tensione, ma non basta per scoraggiare il sarcasmo dei manifestanti, che non perdono occasione per
ridimensionare la pretesa di autorità delle fdo tramite cori e prese in giro. Presso Porta San Jacopo il corteo si ritrova con un cordone di polizia di fronte non intenzionato a lasciarli
passare, e contando quello che seguiva il corteo sin dall’inizio e quello che impediva l’accesso alla porta, è chiara la volontà delle fdo di allontanare il corteo da via Jacopo della Quercia.
Così la testa del corteo si stacca cercando di sfondare da Porta San Jacopo per rivendicare la città che gli è stata tolta per permettere lo svolgimento dell’ incontro tra i rappresentanti
dei paesi più guerrafondai e portatori di morte e devastazione, con i loro muri, le loro frontiere, la loro complicità ai paesi del Golfo
(presenti al summit) finanziatori dei gruppi jihadisti come Daesh, contro i quali i cari paesi del G7 dicono di voler combattere (sedendosi però allo stesso tavolo!). Speranzosi e vogliosi
di caricare il prima possibile, come dimostrato dal battere dei manganelli sugli scudi, non attendono a rispondere con una prima carica violenta che fa arretrare leggermente il corteo che non si scompone troppo; segue una seconda e pure una terza carica messa in atto dai reparti di coda che colpiscono la parte di corteo
che non si era esposta a Porta San Jacopo: inaudita la violenza con cui vengono colpite le persone, alcuni fermi e numerosi feriti nelle file dei manifestanti e naturalmente illesi i cani del G7, a differenza di quello che scrivono i media mainstream sui loro giornali online: per alcuni sono 2 gli sbirri feriti, per altri 5, per altri 7, ma nessuno tra i manifestanti; basta fare una rapida rassegna stampa per capire che si tratta di una menzogna.
Non riuscendo a fermarci con la loro misera politica di deterrenza, il corteo si ricompatta in zona San Marco e continua il percorso
lungo la circonvallazione verso la stazione, chiedendo a gran voce il ritorno dei compagni e delle compagne fermati/e, ma cordialmente scortati da un simpatico drone; arrivato in stazione
verso le 19,30, il gruppo non si disperde e aspetta fino alla fine la liberazione dei compagni e delle compagne.
Non soddisfatti dello sproporzionato livello di repressione messo in atto, ecco che non tarda ad arrivare un ulteriore attacco: in serata
3 compagni vengono sequestrati in casa loro, arrestati e portati in questura, tenuti per 4 ore e poi rilasciati con una denuncia per possesso di armi atte ad offendere, riconoscendo di fatto la pericolosità che si cela dietro un bastone d’ombrello e un’asta di ferro (che in confronto ai loro manganelli sono piumini da spolvero)!
Se da un lato la piazza ha mostrato una partecipazione maggiore rispetto alle aspettative e una grande forza di volontà, dall’altro non si può tralasciare il dettaglio inquietante che ci portiamo dietro da Lucca: se questo è il dispositivo di sicurezza messo in atto per il G7 degli esteri, cosa ci aspetta a Taormina? Cosa ci aspetta ad Amburgo? E cosa ci aspetterà ogni volta che scenderemo in piazza, da adesso in poi?