Cascina tra vignettisti, leghisti e dignità che se ne va

di CiEsse
La gestione Ceccardi del comune di Cascina continua a far discutere. Dopo la cittadinanza onoraria a Magdi Allam, odierno profeta dell’odio religioso, la sindaca ha deciso di interrompere il progetto SPRAR. Risultato? I quattordici profughi accolti a Cascina verranno trasferiti fuori dal Comune e l’amministrazione non accetterà più alcun richiedente asilo.

La decisione è stata motivata dalla necessaria partecipazione in termini di sovvenzioni da
parte delle realtà locali, mentre la sindaca avrebbe preferito che l’onere economico fosse sulle esclusive spalle nazionali (visto che lo SPRAR dipende dal Ministero dell’Interno). Non appena la notizia è stata diffusa Vauro, durante la trasmissione ‘L’Aria che Tira’ su La7 ha affermato che Cascina è un “paesello del cazzo” e che la Ceccardi “fa letteralmente schifo”. Se già la sindaca aveva dimostrato di sapersi tranquillamente difendere da sola (pioveranno
querele su Vauro), il presidente Rossi ha pensato di intervenire per restituire la dignità ai cittadini cascinesi, come
se questi non potessero parlare da soli. Questo triangolo di personalità pubbliche mi ha fatto riflettere su quanto l’unica cosa funzionale nella politica contemporanea sia la polemica, che in una situazione come quella di Cascina non può far altro che portare a uno scontro tra istituzioni nel quale, inevitabilmente, continuerà ad uscire vittoriosa la Ceccardi. Le politiche promosse dalla sindaca, fino ad ora, sono in completa conformità con quanto lei stessa aveva promesso nella sua campagna elettorale; ovviamente, questo non può che rafforzare l’immagine della sindaca che mantiene le promessem ed è corretta verso i suoi cittadini. La linea tenuta dalla Ceccardi, almeno fino ad ora, è estremamente coerente: i musulmani sono tutti terroristi, i profughi sono musulmani, i profughi sono terroristi, Cascina non vuole i terroristi. Però, siccome non si possono esprimere pubblicamente e in sede istituzionale determinate idee (mi permetto di aggiungere razziste), la sindaca ha dovuto trovare una soluzione; quale migliore motivazione di quella economica, quando in tempo di crisi le amministrazioni locali sono già più che gravate da una spesa mal distribuita? Perché doversi occupare anche dei non italiani? Oltretutto, gli enti che avevano aderito allo SPRAR erano tutti circoli Arci; perciò, per quale ragione il comune avrebbe dovuto contribuire con versamenti alla rete delle zecche rosse? Ed è qui che intervengono due personalità di “sinistra”: Vauro, il fumettista tornato in voga e rappresentato come l’ultimo dei comunisti, ed Enrico Rossi, il presidente di regione che vuole far carriera. Il primo ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere così bravo a parole quanto lo è con la matita, dando prova di superficialità e di dare fiato alla bocca con una fila di insulti, armi più d’impatto del ragionamento e della critica motivata e costruttiva. Il secondo, in evidente posizione di difficoltà e di popolarità calante, ha ben pensato di rilasciare una dichiarazione in cui sostiene il carattere antifascista e di eccellenza artigiana del comune di Cascina, nel quale però, purtroppo, il PD non è riuscito a mantenere salda la sua presa. Che cosa emerge da tutto ciò? Che la Ceccardi, purtroppo, è politicamente vincente, perché si è opposta allo strapotere del PD e ha vinto le elezioni in un comune “storicamente rosso”. È giovane, è donna, è estremamente (almeno a parole) attaccata ai valori italici, la famiglia, il cattolicesimo e via dicendo. Ha concesso la cittadinanza cascinese a Magdi Allam, rinomato rinnegatore della (e rinnegato dalla) sua religione “tradizionale”, l’Islam, che si è fatto chiamare “Cristiano” per diversi anni e che non fa altro che promuovere l’odio nei confronti dei musulmani “perché lui lo era e sa quanto sono pericolosi”. La strategia politica è quindi evidente: la Ceccardi ha cooptato un personaggio molto in vista e, soprattutto, nonostante sia un extracomunitario (per usare il solito linguaggio della sindaca) ha capito che la retta via è quella cattolica. Il
messaggio è ovviamente molto forte. Se in tutto questo si aggiungono due personaggi di spicco quali Vauro e Rossi
il quadro è completo. Rossi sta disperatamente cercando di non annegare insieme al suo partito, cerca di emergere
buttandosi anche lui sul campo dei valori, quelli tradizionali della sinistra riformista italiana contrapposti alla politica dell’odio. Ma su quale piano? Nuovamente quello cattolico, visti gli appelli alla concordia e all’accoglienza,
non intesi tuttavia in senso politico: si fa fotografare con una famiglia Rom, ma oltre a questo? E così emergono
personaggi come Vauro, che parlano con la pancia come Grillo e che piacciono tanto a chi vuole manifestare il proprio dissenso senza proporre un’alternativa. È quindi evidente che questo meccanismo è malato e disfunzionale; tuttavia, al contrario di molte altre realtà italiane, il caso di Cascina è estremamente trasparente. Perciò questo dovrebbe portare ad una riflessione: è veramente un bene rinunciare alla propria libertà di scelta e delegare le proprie responsabilità ai partiti? Abbiamo veramente bisogno di comici e vignettisti che parlino per noi? O dobbiamo capire che la vera politica si fa alla base, non ai vertici, e che spetta a noi intervenire per sradicare l’odio e la polemica?