di Sara Pierallini
In questi giorni ho avuto modo di parlare con due persone che hanno partecipato alle manifestazioni del 2001 contro il G8 di Genova. Le stesse, hanno vissuto esperienze di quei giorni molto differenti. Di fatto, Peter e Robi avevano diverse età. Il primo era ancora un ragazzo che stava conoscendo il mondo della militanza, mentre il secondo, già uomo, partecipava attivamente a differenti gruppi politici in preparazione alla tre giorni di manifestazioni.
A 15 anni da quell’evento che noi tutti ricordiamo per la violenza, senza precedenti, da parte della polizia, per Carlo Giuliani assassinato dallo stato e per la Diaz-Pertini dove sangue, sadismo, umiliazione hanno preso forma… A 15 anni dal G8 del 2001 ho deciso di chiedere loro di confidare a lucciola i momenti che ricordano di quel luglio non troppo lontano e ancora così vivido nei ricordi anche di chi, come me, era troppo piccola per partecipare.
Inizio col chiedere loro cosa li spinse a partecipare.
Peter risponde facendo molto sforzo nel ricordare, poi prende il via: “Ecco uno dei motivi che mi ha portato a partecipare a questo corteo, al di là delle posizioni politiche, che ognuno di noi aveva… In quei giorni e in quegli anni c’era molta aspettativa che questo movimento che stava nascendo, che era nato e che stava crescendo, (Si riferisce a un movimento internazionale, come quello di Seattle) potesse effettivamente cambiare qualcosa”.
Certo, questa stessa aria, anche se forse più razionalizzata da una diversa partecipazione mi sembra di averla intuita anche da Robi quando ricorda uno degli appuntamenti che il movimento si era dato prima del G8: MOBIL-TEBIO nel 2000. “Tebio, che è una mostra sulle bio-tecnologie che si tiene a Genova e, contro questa, vennero organizzate una serie di manifestazioni che prendono il nome di Mobil-Tebio
Alle manifestazioni prende parte tutto l’arcipelago ambientalista che si unisce con quello più o meno eco-pacifista e con i sindacati di base. Non solo, si unisce anche tutta una parte del mondo dei centri sociali che poi son quelli che, se vuoi, anni dopo si chiameranno disobbedienti. Si unirono alla contestazione anche gruppi politici che andavano da Rifondazione ai Verdi fino ai gruppi più anarchici. Il tentativo di blocco non riesce, però durante la mostra…” grazie alle manifestazioni e a differenti forme di protesta, “l’allora ministro dell’agricoltura decide che in Italia non verranno adottati gli OGM. Quindi quella è una mobilitazione che in qualche modo è vittoriosa… Questo cambia anche la situazione rispetto al G8…”
Da qui, dal 2000, iniziano le riunioni per organizzare il luglio del 2001. L’appuntamento si fa presto internazionale.
Per ragioni di spazio mi vedo obbligata a fare un riassunto poco esplicativo delle interviste che però potrete trovare a breve, per intero, sul blog. Salterò la parte storica, ovvero, l’organizzazione, per dedicarmi più alle manifestazioni e a ciò che vissero gli intervistati in quei giorni.
Lascio ora parlare i veri protagonisti dell’articolo.
Robi: “La prima giornata che è quella del 19 luglio è quella della manifestazione dei migranti, una manifestazione unitaria in cui decidono di partecipare, praticamente, tutti quanti. Viene deciso da subito che sarà una giornata solamente di manifestazione perché se ci fossero stati dei problemi i migranti avrebbero rischiato di venire espulsi dall’Italia”.
Peter: “La manifestazione dei migranti è stata una sorta di pre-corteo molto festoso, lo ricordo molto tranquillo. Un corteo colorato, carino, simpatico, finito con una festa”.
Robi: “Viene fatta una seconda giornata che è quella del 20 luglio. La giornata delle azioni in cui vengono fatte quelle che vengono chiamate le cosiddette piazze tematiche:
- Una piazza tematica è quella del blocco rosa a cui partecipano Rifondazione e Arci. Coloro che potremmo definire creativi e colorati;
- Un’altra piazza è quella dei movimenti eco-pacifisti a cui partecipano le associazioni ambientaliste e, diciamo, anche una parte del mondo pacifista non violento, quello, meno legato alle istanze religiose.
- Una piazza è quella degli antagonisti a cui partecipa anche la Confederezione COBAS;
- Una piazza è quella delle tute bianche che si trovavano allo stadio Carlini e che decisero di fare questa manifestazione che doveva arrivare fino alla zona rossa con l’intenzione poi di entrare al suo interno. Più o meno lo stesso proposito che avevano tutte le altre piazze tematiche;
- Poi c’è un’altra piazza tematica ancora che viene fatta a Nervi che invece è una piazza religiosa in cui si trovano persone di varie religioni, come cattolici, buddhisti, protestanti e qualche munsulmano.
Nel frattempo anarchici contro il G8 a cui hanno aderito anche tutta un’altra serie di sindacati di base cioè l’RdB, CUB, USI-AIT, lo Slai Cobas e CLN che era un altro sindacaso di base che ora non c’è più, ma che fa parte dell’USB. Insomma, gli anarchici decidono di non fare una piazza tematica con l’intenzione di entrare nella zona rossa, anche perché venne valutato che l’intenzione di entrare era velleitaria.”
… “La mattina del 20, la manifestazione degli anarchici contro il G8, oltre a essere l’unica a ponente era anche l’unica pomeridiana. Per cui la mattina del 20 ero libero e dico “provo a girare per un po’ di piazze tematiche.Così visito 2 piazze.
- La prima è quella degli antagonisti in piazza delle Americhe… e mi trovo di fronte a questa situazione veramente surreale: si vede passare un gruppo di veri black block, (d’ora in poi BB) da distinguere dai BB per un giorno, che passano davanti a una banca e spaccano tutte le vetrine di questa. (…)A quel punto li, la polizia inizia a caricare. Iniziano gli scontri del G8 che poi andranno avanti tutto il giorno.
Dopo aver fatto un pezzetto con alcuni amici, una volta tranquilli e lontani dalla polizia, decido di continuare la mia strada
- E passo a Assarotti, dove invece ci sono i pacifisti e gli ambientalisti. Vado li e trovo tutti questi seduti per terra. Vedo (ri)passare un gruppo di veri BB che stanno, evidentemente, scappando dalla polizia che li insegue passando da una parte della piazza. Immediatamente dopo arrivano i poliziotti che non inseguono i veri bb ma iniziano a picchiare la gente che si trova li seduta per terra… Te lo giuro, l’ho vista con questi occhi! Nel frattempo tutta le gente cerca di circondarli, di far qualcosa e invece se c’era rimasto qualcuno in mezzo lo picchiavano ancora di più. Cioè questo per darti un’ idea… Nel frattempo i poliziotti che erano davanti iniziano a lanciare lacrimogeni contro questa gente qua con le mani bianche alzate.
- Vado verso Sanpierdarena, e continuo ad andare verso Sanpierdarena a piedi, passo la circonvallazione di sopra, passo una bella stradona lunga…
– E qui era ancora mattina?
Robi: “E qui sarà stato più o meno le due, le tre del pomeriggio
- A Sanpierdarena ci fu una manifestazione piuttosto grossa, nell’ordine delle 10 mila 12 mila persone. Durante la manifestazione non è stata fatta nessuna azione, se non azioni contro banche o contro multinazionali, niente tipo contro negozietti, macchine, vasi dei fiori e roba del genere e quindi questa è stata un’altra cosa che ha dato molta credibilità a quel corteo.
Arriviamo al confine della zona rossa e nel frattempo c’è la notizia che è morto Carlo Giuliani. Io cerco di andare verso la zona dove ci sono le manifestazioni e è veramente un casino. Nel senso che veramente lì c’è la polizia a giro. Facevano rastrellamenti, trovavano la gente che sembrava esser manifestante e semplicemente per il fatto di trovarla la picchiava. Soprattutto quelle che trovavano isolate o che trovavano in piccoli gruppi, ma in misura molto minore rispetto a quello che sarebbe successo il giorno dopo”
Peter: “La strategia messa in atto dalla polizia e di chi la controllava era abbastanza evidente. Separazione del corteo in vari spezzoni, io mi sono ritrovato nel blocco che non è stato direttamente caricato ma che è stato spezzato da un altro blocco che aveva subito una carica. Non c’è stato più un corteo da seguire. È stato un fuggi fuggi generale. Io ricordo che solo per tentare nella serata di uscire da Genova feci un giro pazzesco, non so neanche esattamente dove sono finito, da dove sono passato. So solo che vi era polizia ovunque, cariche ovunque,vi erano lacrimogeni ovunque disordine e distruzione ovunque. Questo è l’unica cosa che ricordo, il caos.
Io ricordo che per la morte di Carlo Giuliani fui avvertito per telefono da un compagno… la paura mi prese e me ne prese tanta, un po’ come prese a tutti e da lì il mio bisogno di cercare di fuggire, in qualche modo. Io e tanti altri tornammo a casa a notte fonda come si poteva. Io personalmente cercai di prendere il primo treno locale. Scappai. Questa è stata la mia Genova, un giorno di speranze distrutto completamente il giorno successivo”.