di Sara Pierallini
Alla fine del 2016 e del 15esimo anniversario del G8 continua la seconda parte dell’articolo pubblicato sul secondo numero di “lucciola”.
Le due persone intervistate raccontano i loro ricordi e i loro trascorsi di quel luglio del 2001, ricordando i fatti a loro più vividi e le sensazioni provate. Lascio di nuovo a loro la parola.
Carlo Giuliani è morto e le strade sono rastrellate dalla polizia. Paura e confusione dominano la scena truce di quel tardo pomeriggio del 20 Luglio. Non è una caccia al manifestante, ma una violenza che si scaglia su qualsiasi persona possa sembrare implicata a manifestare le proprie idee e/o per i propri diritti.
Riprendiamo da qui.
Robi: “Dopo la morte di Carlo Giuliani viene fatta una sorta di Non-assemblea nell’accampamento del Genoa Social Forum dove indicono, per il giorno successivo, una grandissima manifestazione – Ci riprenderemo la città e faremo vedere che siamo tantissimi.
Il giorno dopo arrivano tantissime persone. 300.000 persone. Ma realmente 300.000 persone.
La manifestazione parte prestissimo. Io praticamente, appunto come ti dicevo, abitavo nella zona rossa. Io sapevo che doveva partire alle due, quindi mi avvio per essere la all’una e mezzo così, scopro che in realtà la manifestazione è già partita a mezzogiorno. Quando arrivo dal monte di Carignano trovo la polizia che ci ferma e ci dice che non possiamo andare avanti perché di li non si può passare. Ci faranno passare più tardi. Nel frattempo però, vediamo questa scena allucinante. Praticamente c’era un grandissimo schieramento di poliziotti davanti alla fiera del mare, diverse file e file di poliziotti tutti quanti con i fucili che sparano i proiettili lacrimogeni.
Arriva la manifestazione la quale a un certo punto si ferma ed escono dal corteo 10/15 persone che si dirigono verso questo piazzale veramente vuoto e iniziano a lanciare contro i poliziotti qualcosa tipo dei sassi, neanche molotov, sassi. I poliziotti che erano a 50 m, quei sassi non li hanno mai presi. La polizia inizia a sparare lacrimogeni e continuano così per un tempo lunghissimo.
Io per anni ho avuto l’intossicazione da lacrimogeni, tant’è vero che nel 2001 ho fatto una serie di esami oncologici perché credevo di avere un tumore. Poi ho scoperto che era una intossicazione da lacrimogeni.
(Tornando alla manifestazione) Sempre da dove mi trovavo, praticamente vedo che arrivano blindati da tutte le parti, poliziotti, carabinieri in mare. Ci sono motoscafi, dai motoscafi lanciano lacrimogeni, ci sono gli elicotteri, dagli elicotteri lanciano lacrimogeni. Dappertutto lanciano lacrimogeni, capito?
Quindi nel frattempo, un po’ alla genovese, dopo tutta una serie di questionare, i poliziotti decidono di far passare le persone. Io cerco di rimettermi nel corteo, che si era spezzato in due. Da quel punto a quell’altro arrivo nella prima parte del corteo alla stazione di Brignole dove la gente che arriva prende i treni e scappa.
Torno indietro e mi unisco a un gruppo di gente della FAI che era nella seconda parte del corteo e che però in qualche modo era riuscita un po’ a cavarsela in mezzo agli scontri e vedo tutta una serie di scene, compresa quella di tantissima gente picchiata. Cioè la cosa allucinante è proprio il vedere… e di fatto non sai veramente cosa fare.
Io mi trovavo in certe situazioni che eravamo in due persone sole, in una strada dove magari c’erano tre, quattro, cinque gruppi di sbirri che picchiavano gente che si metteva con le mani al muro e diceva “no io non c’entro niente, non sto facendo gli scontri”. Perché poi gli scontri, mentre il venerdì c’è stata un tot di gente che li ha fatti, o perché ci si son trovati come è successo ad alcuni o perchè si erano attrezzati per farli, sabato non c’era questa
situazione qua. Nessuno al mondo poteva pensare cosa sarebbe potuto succedere quel giorno li.
Finita la manifestazione vado al media center perchè facevo il corrispondente sul G8 per un quotidiano online della rivista Decoder che si chiamava Decoder.it. Il media center è la Diaz. Mando questa corrispondenza così, alle undici di sera, prendo per andare a casa. Arrivo a casa, dopo mezz’ora accendo la radio e sento dire che c’è la polizia che sta facendo irruzione alla scuola… Siccome ce n’erano tante di scuole, c’erano le scuole in cui ci stavano li antagonisti, le scuole che… Insomma, che scuola
è questa? Cercavo di scoprire qual era questa scuola e scopro che è la Diaz. E guarda, la storia della Diaz è abbastanza allucinante perchè era un posto dove appunto c’erano tutti i computer con i giornalisti, comunque era il media center dove si trovavano i giornalisti di giornali, diciamo, ufficiali.
Ritorno alla Diaz dove in realtà l’edificio è su due piani dove vi sono due scuole, la Diaz e la Pertini, che per qualche motivo mediatico l’han sempre chiamata Diaz.
Circondata da palazzi da 10/12 piani. Arrivo li e vedo che ci sono in tutti i terrazzi gente che sta a guardare cosa succede, son moltissimi testimoni. Arrivo lì e a un certo punto mi rendo conto che la gente lì dentro sta urlando e rimango fermo finché non tirano fuori le persone insanguinate…
Il giorno dopo partecipo all’ultima assemblea, il 22 che ricorderò tutta la vita come una assemblea praticamente di parole vuote e di shock totale. Perché la gente che parla dice solamente le cose così perché non puoi dire niente rispetto a quelle cose lì che hai visto succedere, sono veramente allucinanti. In più la mattina c’era il sincero sospetto che qualcuno l’avessero ammazzato, dato
che la gente che avevi visto portare via dalle ambulanze e io ero lì alle ambulanze, quando passavano, era gente che comunque vedevi insanguinata, coperta di sangue, inerte, che non si muoveva.”
– E attualizzando quei momenti alla storia attuale del movimento extraparlamentare…
Robi: “Genova in qualche modo, per un tot di tempo ha costituito una spinta propulsiva. Per esempio una manifestazione che c’è stata un anno dopo del Social forum di Firenze per esempio è stata una manifestazione enorme. Si dice di 1 milione di persone, sicuramente era più grande di quella che c’era stata il 21 luglio a Genova.
Io conosco persone che prima del G8 non si interessavano alla politica e invece dopo di Genova ha iniziato a interessarsi di politica. Il 25 luglio ci sono state manifestazioni in tutta italia
ed è stato un giorno di manifestazioni veramente enormi.
Ora forse ricominciano gli anni del deserto (del movimento).
Dopo il G8 sono gli anni in cui si è consolidato il neoliberismo. Dal mio punto di vista, cos’è che c’è stato?
A partire dal G8 non c’è stata una capacità poi di dare una risposta a certe cose. La politica deve anche ottenere dei risultati. Perché la destra riesce cosi tanto ad aggregare? Perchè loro i risultati li ottengono: vengono sgomberati i campi Rom, c’è sempre più polizia, c’è sempre più repressione e questi sono risultati che sono tangibili. L’odio paga, perché contro i poveracci tu puoi fare delle cose. Il problema è che le lotte non hanno più prodotto risultati.
I movimenti non sono più riusciti ad avere risultati e questo li ha resi sempre meno credibili.”
Peter : “Se siamo quattro gatti a fare politica tendiamo a pensare che la propria strategia sia la migliore. Io continuo a non vedere una ripresa dopo quegli anni, continuo a vedere una incapacità da parte del movimento a riuscire a parlare al mondo. Poi la società è indubbiamente peggiorata. La globalizzazione, quella che combatteva il movimento contro il G8 (vi sono più definizioni di globalizzazione), il male nemico comune oggi è il pane quotidiano
di ogni esistenza. Oggi stiamo subendo, non solo da un punto di vista politico e ideologico, ma proprio da un punto di vista economico e sociale, quella sconfitta. È come se ci fossimo arresi. Non parlo del movimento stesso, sicuramente ci siamo striminziti e di tanti che eravamo siamo rimasti pochi. Sicuramente si è ristretta la cintura di consenso che in quegli anni si era costruita intorno a sé.
Faccio un esempio stupidissimo che faccio sempre. Io faccio politica da quando ero ragazzino e non ricordo di aver avuto tanto consenso per fare politica, anche da persone insospettabili. In quegli anni, invece, ero sostenuto da chiunque, dai miei genitori fino all’ultimo dei miei amici. E non solo per i numeri, anche perché a Genova eravamo un numero non esagerato, però è il consenso che la società civile aveva creato intorno a questo movimento che mi faceva sentire di poter avere qualche speranza. ”
– Secondo te, questo sentimento oggi mancante è anche dovuto agli apparati statali e al lavoro dei media contro organizzazioni anti-capitaliste o simili?
Peter : “Questo sinceramente non lo so, io ho un’idea, ma resta solo un’idea. Non sono neppure io convinto da cosa esattamente dipenda. Io non vedo una grande attività mediatica che tenda a denigrare. Io credo sia dato dal fatto che non ci sia più movimento o non è più tale da mettere in discussione l’economia capitalista.”
Quindi, mettiamo in discussione i valori del capitalismo, risorgiamo dalle nostre ceneri e facciamolo tremare. Ritorniamo a sperare che un altro mondo sia possibile e facciamolo più forte! “La rassegnazione è morte, la rivolta è vita”.
Qui sotto i link alle interviste integrali e alla parte prima dell’articolo.