di boofa
Un bel giorno, Robin Hood e Little John giravano per la città di Pisa alla ricerca di un’aula studio con dei posti liberi per poter soddisfare i propri bisogni intellettuali e possibilmente anche quelli sociali. Cercavano insomma uno spazio che riuscisse a mettere
insieme il silenzio della biblioteca al casino della piazza. In effetti avevano sentito parlare di un certo palazzo Bianchi Monzon, ossia il dipartimento di Scienze Politiche, sul Lungarno Pacinotti, esattamente in via Serafini: tre aule studio mai piene a tappo che garantivano sempre un posto a sedere, una biblioteca fornita,
uno spazio liberato al piano terra dove potersi confrontare e rilassare il cervello, un giardino interno niente male. Decidono così
di provare a fare un salto in quel posto. Arrivati di fronte all’aula studio del secondo piano, un insolito foglietto firmato dal direttore del dipartimento attira la loro attenzione: le aule studio del secondo e del terzo piano verranno definitivamente chiuse a partire dal 20 marzo ai sensi dell’art.28 d.lgs.81/2008. Perché mai? Cosa ci sarà scritto in quella legge tanto nefasta da far chiudere delle aule studio così importanti per studentesse e studenti? I due non si danno pace, non riescono a studiare come avrebbero voluto, allora fanno una ricerca per capirne di più. Ma si sa, le leggi sono scritte in modo non intelligibile, comprensibili per pochi e da pochi interpretabili.
Forse è meglio, pensano, fare un salto nello spazio liberato al piano terra per comprendere meglio il modo in cui quella legge
stia venendo applicata per chiudere delle aule studio.
Scese le scale e giunti in atrio, davanti ai loro occhi si presenta una partecipata assemblea. Studentesse, studenti, dottorande e
dottorandi stavano discutendo proprio di quel problema, e i due ci capiscono qualcosa in più: il CdS, per via dell’assenza di personale con funzioni di sorveglianza per la sicurezza degli
studenti, aveva deciso di chiudere quelle aule, ossia aveva optato per la soluzione più immediata e priva di eccessivi sforzi, senza prendere in considerazione l’opinione di studentesse e studenti e scavalcando i loro bisogni. Così, dopo una lunga discussione, l’assemblea giunge alla conclusione che l’unico modo per impedire
la chiusura delle aule sia l’occupazione dell’intero palazzo. L’entusiasmo è generale, e Robin Hood e Little John si lasciano trasportare da quell’euforia: anche loro parteciperanno all’occupazione e si renderanno disponibili con tutto l’impegno per aiutare l’appena nata assemblea. Ci si da appuntamento per il mattino dopo e i nostri, per prepararsi al meglio all’impegnativa giornata che li attendeva, si prendono una sana sbronza in Vettovaglie. Ma non sarà l’hangover a fermarli, così il mattino
seguente, occhi incrostati e labbra viola, dopo un caffè raggiungono (leggermente in ritardo) il dipartimento di Scienze Politiche. Entrati nell’aula del piano terra, l’assemblea era già
riunita e stava ascoltando le parole di un losco figuro mandato appositamente per scongiurare il rischio dell’occupazione. I due non potevano credere ai loro occhi, era proprio lo Sceriffo di Nottingham, in compagnia della vicedirettrice del dipartimento! Parlavano di come l’amministrazione avesse già trovato una soluzione per evitare la chiusura delle aule, delle coincidenze astrali che hanno fatto sì che la soluzione fosse stata trovata subito dopo la decisione dell’assemblea di occupare il dipartimento, di come l’occupazione fosse un’arma a doppio taglio che porta solo a conseguenze negative per la componente studentesca. Eppure è bastata una minaccia di occupazione
per far saltare dalla scrivania il dormiente direttore e costringerlo a trovare una soluzione alternativa! Molti sono i dubbi, molte le incoerenze nel loro discorso, allora l’assemblea pretende maggiori garanzie: lo sceriffo non è credibile. Così la vicedirettrice chiama il responsabile per la sicurezza d’ateneo, che arriva dopo qualche minuto per garantire la presenza di un lavoratore in più in quella struttura, assicurando così che le aule in questione sarebbero rimaste aperte. Sceriffo, vicedirettrice e responsabile vanno via, e l’assemblea decide di rimandare l’occupazione al prossimo attacco
che la struttura e quelle/i che la vivono riceveranno, consapevoli della vittoria ottenuta quella mattina. Quel bel giorno, Robin Hood
e Little John avevano visto, anche se in un piccolo contesto come quello di via Serafini, come l’organizzazione dal basso e lo strumento dell’occupazione risultano ancora oggi armi valide contro i tentativi di repressione e le decisioni prese dall’alto. Quel bel giorno, Robin Hood e Little John avevano imparato che solo
unendo le forze si può resistere alle ingiustizie.
E da quel bel giorno, Robin Hood e Little John rimasero a Pisa per continuare a partecipare all’assemblea di via Serafini e continuare
a godere degli etilici piaceri che offriva loro quella città.
Vuoi saperne di più sull’assemblea di via Serafini?
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