A cura di Paolo Pax
Dark Sebastian si presenta come una figura certo degna di nota nella scena musicale dell’ultimo anno: lontano da ogni riflettore
e da ogni ricavo commerciale, questo giovane calabrese ha proposto una versione sperimentale e introspettiva di musica elettronica, debitrice in gran parte del Battiato della prima
metà dei ‘70 e dei lavori di Jean-Michel Jarre, il compositore elettronico che con il 45 giri Oxygene Part IV inventò l’elettronica
popolare. Il senso della sua musica è da rintracciare nella creazione di un ponte emotivo con l’ascoltatore, in un tendere verso di esso attraverso ragnatele sonore, nel desiderio di veder compresi i propri stati d’animo di disagio ed estraneità. Le sue prime produzioni sono inquietanti collage in cui si alternano
loop psichedelici, cantilene orientali, stralci di voci, folli risa e pianti di bambini, con un immancabile accompagnamento di ipermonotone nenie pianistiche. Esemplificativo di questa
prima fase può essere Restless Mind: una partenza fatta di gorgoglii cibernetici a cui più tardi si aggiungono brandelli sonori di film, quand’ecco che viene inserito un frammento da Introduzione di Faust’o (cantautore della New Wave italiana, tra i punti di riferimento di Sebastian) che lascia presto spazio alla melodia
di Breathe dei Pink Floyd, su cui si innestano note di piano improvvisate e rumori di tuoni che chiudono il brano. Negli ultimi
sei-sette mesi, accentuatasi l’influenza di Jarre, le canzoni hanno acquisito un aspetto più orecchiabile e rilassato, senza comunque far venir meno la caratteristica malinconia a cui l’autore deve l’attributo di Dark.
È possibile scoprire questo musicista all’indirizzo https://soundcloud.com/dark-sebastian