Apriamo quella porta

Questo, urlano dalla stiva, è il settimo numero di “Lucciola”. Sette, come i vizi capitali, ce li abbiamo. Tutti. Ne abbiamo anche di migliori. Per esempio abbiamo il vizio di continuare a pensare con le nostre teste, anche quando quelli intorno a noi pensano con la testa di qualcun altro. E guardandoci intorno ci rendiamo conto che da troppo tempo certe cose non cambiano. Giornali, tv, Internet, non fanno altro che riciclare le solite notizie sui problemi esistenti e partiti e governi non fanno altro che proporre soluzioni che non risolvono. Un po’ come qualcuno che davanti a una porta chiusa provi ad aprirla con la chiave sbagliata una, due… tante volte. Troppe. La porta resta chiusa a chi cerca un reddito per vivere, a chi scappa dalla miseria o dalla guerra, a chi chiede più rispetto, a chi vuole più libertà e meno divieti, a chi non è disposto a barattare la propria vita nel mercato globale. Le cose scritte in questo numero hanno molti vizi, ben più di sette, perché – tra gli altri – abbiamo anche il vizio di non fermarci alle apparenze e, davanti alle vetrine, ci chiediamo sempre cosa c’è negli sgabuzzini.

Pepsy

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