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L’Università ai tempi del Polo Piagge

untitled-2Telecamere, catene, cabine di sorveglianza, tornelli, divieti su divieti. Carcere? No! E’ il Polo Piagge, moderna struttura universitaria recentemente costruita ed adibita ad ospitare le lezioni dei Dipartimenti di Scienze Politiche, Giurisprudenza, Economia, Agraria e Medicina Veterinaria. Progettato in maniera tale da escludere ogni possibile incontro, che non sia quello in classe, questa meravigliosa struttura si connota per il numero spropositato di telecamere che accompagnano la studentessa/lo studente fino alla porta del bagno. Solo all’interno del Polo si contano 21 telecamere. Se generalmente molti luoghi pubblici sono dotati di telecamere che sorvegliano rispetto a eventuali eventi esterni (cataclismi, Isis, zombie, vichinghi, ecc.), la massiccia presenza di tali strumenti all’interno della struttura fanno capire che la volontà è quella di controllare in modo costante e capillare tutti i movimenti dei/delle pericolosissimi/e frequentatori/rici. Ai bidelli viene assegnato il ruolo della sentinella sempre sull’altolà, pronta ad ammonire chiunque non si attenga alle norme calate dall’alto e sulle quali non è ammessa alcuna flessibilità. La notevole quantità ed eterogeneità di divieti affissi per tutta la struttura arricchiscono la giornata degli/lle universitari/e, che possono sempre supplire alla mancanza di spazi di aggregazione con una lettura dei sacri divieti. Unico spazio di aggregazione all’interno del Polo è il bar, dove è obbligatorio consumare prodotti necessariamente acquistati nello stesso ed esplicitamente vietato studiare, mentre le sedie e i tavolini posti all’esterno del locale sono legati tra di loro da una catena che impedisce movimenti o raggruppamenti non previsti da regolamento (se ad esempio siete in cinque, uno/a starà in piedi). Chissà a cosa si riferiva il rettore Massimo Augello quando parlava di “aree destinate alla socializzazione”1? Può definirsi uno spazio di aggregazione il bar del Piagge usufruibile solo dietro pagamento?
Sicuramente sappiamo che il Piagge rappresenta “un esempio della progettualità messa in atto dall’Ateneo pisano a partire dal 2010, attraverso una decisa accelerazione al piano di realizzazione delle grandi opere”2. Questo polo diventa solo un esempio della tendenza a conformare gli spazi universitari rendendoli asettici e della volontà di proseguire la politica delle grandi opere.
Anche la localizzazione del Polo Piagge in un’area periferica e marginale rispetto al tessuto universitario urbano si inserisce nella tendenza generale a delocalizzare l’università, dividendo, separando, marginalizzando e distruggendo così gli spazi di socialità e di confronto.
La tendenza a creare spazi limitati da confini materiali, sorvegliati da telecamere, marginalizzati e depravati di un’identità si ritrova anche nelle università.
Ma uno spazio riuscito è quello in cui sono possibili pratiche di libertà.